lunedì 10 ottobre 2011

Monitoraggio bacino artificiale di Montedoglio


Attivita di monitoraggio del Silurus glanis (Linnaeus 1758) nel bacino artificiale di Montedoglio e parere tecnico-scientifico sull’ acclimatamento nelle regioni del Centro-Nord Italia, condizione attuale e interazione con specie autoctone.





Premessa e presupposti dell'attività svolta.
Lo StudioGeta, che da anni si occupa di problematiche legate all’ambiente ed in particolare allo studio della gestione sostenibile degli ecosistemi acquatici, ha raccolto il disagio e le preoccupazioni per il futuro dei pescatori sportivi Italiani, ed ha concretizzato un nuovo progetto: un innovativo strumento tecnico e finanziario,“Getapesca” dedicato in modo diretto ed esclusivo alla risoluzione delle problematiche che investono il mondo della pesca sportiva in Italia. Attraverso la possibilità di collaborazione con importanti istituti scientifici ed un team work di professionisti qualificato, lo Studio Geta, ha messo a disposizione in via esclusiva e diretta le soluzioni alle problematiche del panorama della pesca sportiva, attraverso la creazione di un fondo che oltre a rendere i servizi, genera le risorse per progetti a tutela dell’ambiente e della comunità dei pescatori sportivi.
Getapesca si rivolge a tutti i portatori di interesse e a tutti i soggetti interessati a vario titolo al settore della pesca sportiva, i quali con il loro contributo, oltre a beneficiare dei servizi offerti in modo esclusivo, permettono di finanziare progetti per la valorizzazione della pesca sportiva, tutela delle acque e salvaguardia delle specie ittiche, a beneficio di tutta la comunità della pesca sportiva.
Nel caso di specie è stato richiesto, dalle Associazioni di pesca sportiva che incidono sul Bacino del Montedoglio (AR), un analisi sulla condizione di acclimatamento e realtà ecologica del Siluro D'Europa sul territorio nazionale e di elaborare i dati, di eventuali catture, effettuate durante il monitoraggio svoltosi in data 09-10-11 settembre 2011, da parte di sportivi autorizzati a dedicarsi alla ricerca specialist di questo predatore alloctono.



Come evidenziato nella richiesta d'autorizzazione dedicata, al fine di implementare, migliorare e costruire un futuro eco sostenibile delle acque ricadenti nella Provincia di Arezzo, valorizzare sia la fauna ittica che gli ecosistemi acquatici, nonché la fruibilità dei siti amplificando la risorsa turistico/sportiva connessa alle attività aulietiche che gravitano attorno ai bacini, favorire e coadiuvare le attività gestionali delle stesse, si è proposta e concretizzata in atti, una collaborazione attiva e sinergica tra le Associazioni di pescatori ricadenti sul territorio con funzioni di gestione e fruizione della pesca: tale operosità ha portato a orientarsi verso una ricerca tesa a valutare la presenza e la consistenza di una colonia di Siluro nel bacino, sulla scorta di saltuarie catture e sporadiche testimonianze raccolte dagli sportivi che pescano nell'area.
Si è quindi demandato a "Specialist Cat Angler" (pescatori sportivi specializzati nella ricerca e cattura della specie) di svolgere l'azione di pesca. Negli ultimi 10 anni, la sempre maggiore consistenza e diffusione di specie “aliene” di elevato valore sportivo, quali il Siluro, il Persico Trota (Black Bass), Amur, etc, ha generato una sempre maggiore attenzione sportiva, specie nei giovani che non interpretano l'attività di pesca come fonte alimentare, ma come confronto ecosostenibile con le specie insidiate, ed ha prodotto il concetto di "Specialist Angler", cioè di sportivi specializzati nella ricerca di una determinata specie.
Quest'esigenza spesso si è tradotta, per colmare le necessità sportive, nella transfaunazione e diffusione di specie ittiche alloctone, che potenzialmente rappresentano un alterazione dello stato ecologico delle specie ittiche endemiche ed originarie.
Appare però altresì evidente, che ove queste specie si acclimatano la loro eradicazione risulta impossibile se non ha costi elevatissimi, e spesso proprio a danno dell'intero ecosistema, pertanto il sistema di contenimento di queste specie, ove non presenti, risulta essere ancora il limitarne la diffusione evitando immissioni volontarie.
Appare quindi plausibile che, le specie ittiche aliene presenti nel bacino del Montedoglio, siano frutto di immissioni volontarie non controllate.

Riferimenti normativi
  • Autorizzazione monitoraggio Silurus glanis nell'invaso artificiale di Montedoglio, nelle giornate del 09-10-11 settembre 2011; rif. Prot 157449/43.02.00.05 nota Sezione Provinciale dell'Unione Nazionale Enalcaccia Pesca e Tiro, area Amm.va Servizio Caccia e Pesca Provincia di Arezzo.
  • Piano Regionale per la pesca in acque interne L.R. 7/2205 Regione Toscana, punto 3.5 "E".
  • Decreto del Presidente della Provincia di Arezzo nr. 207 del 17/08/2009.
  • Piano Provinciale per la pesca in acque interne 2008/2013 app.to D.C.P. nr. 29 del 28/02/2008, Cap. 5.1.4.
  • L.R. 7/2205 Regione Toscana nr. 54/R del 22/08/2005, art. 15 comma 1.




Descrizione delle tecniche di pesca utilizzate.

Boa.

La tecnica nasce per pescare i siluri a galla sulle rive di un lago utilizzando il galleggiante, senza che la lenza vada a scarrocciare lentamente, ma inesorabilmente, verso riva. Il vento, le correnti o semplicemente lo stesso nuotare dell’esca viva, non permette assolutamente di pescare in un punto fisso con il galleggiante per insidiare i siluri in caccia nei pressi della superficie. La tecnica della "Boa" ovvia a questo problema tenendo ancorata l’esca nel punto e all’altezza voluta per il tempo necessario. Il principio è semplice e può essere applicato anche in tratti di fiume con correnti medio-lente, ma include l’ausilio di un’imbarcazione e la collaborazione di almeno due persone. La montatura da utilizzare con questo sistema composta dall’amo, da un finale di circa 1 metro e mezzo, da una robusta girella con moschettone cui è fissata un’altra girella più piccola (che servirà per il posizionamento dell’impianto), da un salvanodo e da un piombo di 100 grammi, che nel caso l’esca tenda a rimanere troppo a galla, si può posizionare anche a pochi centimetri dall’amo. Una volta individuato il luogo adatto per posizionare la montatura, si calano delle boe da segnalazione, del tipo di quelle utilizzate dai sub per indicare la loro presenza alle imbarcazioni di passaggio o quelle da ormeggio delle barche. Si zavorrano al fondo con una corda e pesi proporzionati alla corrente ed al vento, poi si lega ad esse uno spezzone di nylon dello 0,35-0,40 mm. lungo almeno 2-3 metri. Nel frattempo si posizionano a riva anche le canne, ognuna di fronte ad una di queste boe da segnalazione, e si fissano saldamente a terra, in maniera perfettamente verticale, assicurate a robusti poggiacanna. A questo punto si porta con la barca la lenza in prossimità della boa corrispondente, e si lega lo spezzone di filo sottile alla girellina messa in precedenza sulla montatura. Mettendo da riva in tiro la lenza, con delicati giri di mulinello, l'esca si troverà a pescare ad un metro sotto la superficie, nel posto desiderato e per tutto il tempo necessario all’abboccata del pesce, senza avere la preoccupazione di rilanciare. Se si vuole pescare a diverse profondità, è sufficiente mettere la girellina libera sulla madre lenza bloccandola poi all’altezza voluta con una perlina e uno stopper. Al momento dell’attacco dell’esca, da parte del Siluro, la canna si piegherà con forza in avanti, poi la rottura dello spezzone di nylon la farà sobbalzare indietro con un conseguente allentamento della lenza, molto rapidamente si riprende contatto con il pesce e si ferra con forza.

Clonk
E' una tecnica poliedrica, che da molteplici variazioni al modo di pescare e che per essere veramente efficace necessita di una collaborazione totale tra i membri dell'equipaggio della barca.
Infatti é una pesca che si può praticare solo dalla barca in deriva, ossia non ancorata, sospinta dalla corrente.
Si calano le lenze a metà della profondità indicata dall'ecoscandaglio, si tara la frizione dei mulinelli in modo che in caso di abboccata il filo fuoriesca liberamente e si disponiamo le canne il più vicino possibile a dove il clonk emette il suono.



Un buon metodo per sapere sempre quanta acqua si da alla lenza, è quello di marcare con un pennarello indelebile il filo ogni metro, in modo da evitare spiacevoli incagli sul fondo: ovviamente é più facile marcare il trecciato che il nylon, ma facendo asciugare per bene quest'ultimo, si può ottenere comunque un risultato soddisfacente.


L'esca durante tutta l'azione di pesca deve sempre rimanere sotto la verticale dello scafo, se questo non accade, ossia se rimane troppo indietro o troppo avanti, si calibrerà la grammatura della montatura togliendo o aggiungendo piombo in proporzione alla situazione: da questo momento il clonkista dalla destra della poppa (a sinistra se è mancino), inizierà ad usare il clonk a ritmo cadenzato, in modo da staccare i siluri dal fondo e renderli visibili sul monitor dell'ecoscandaglio.



Nel corso del monitoraggio è stato utilizzato un FISHMARK 480 come strumento eco.
Uno dei problemi principali di questa tecnica é la presenza di vento, poiché esso sposterà inevitabilmente la barca lateralmente o la rallenterà, rispetto alla direzione e alla velocità della corrente, per cui le nostre esche non rimarranno sicuramente sotto la verticale della barca: un motore elettrico per contrastare tutto ciò diventa necessario. Bisogna ricordare , però, che non é possibile attivare il siluro con questa tecnica, quando la temperatura dell'acqua scende sotto ai 13°C.



Il Clonk, in genere realizzato in legno, se utilizzato correttamente, genera una depressione sulla superficie liquida, che, per effetto dell'aria intrappolata, produce un suono caratteristico: l'ipotesi più accreditata è che simuli in suono di un Siluro che caccia in superficie, elemento che scatena una competizione alimentare, territorialità e comunicazione intraspecie.
Il clonk sembra non aver effetto sugli esemplari posizionati lateralmente allo scafo ad una distanza superiore ai dieci metri.

Area di monitoraggio e pratica di pesca.
L'area di osservazione e monitoraggio, non avendo nessun dato pregresso circa zone di avvistamento abituali, o aree di pesca ove si verificano catture costanti (rare e sporadiche le segnalazioni e testimonianze raccolte), è stata fatta scegliere agli sportivi, sulla base di considerazioni e valutazioni estemporanee generate dalle singole esperienze in biotipi aventi caratteristiche simili, scegliendo quindi fondali degradanti a batimetrie sui 15 metri e cercando ostacoli sul fondo che potessero rappresentare potenziali punti di sosta o di caccia.





Le aree quindi monitorate con le due tecniche descritte, sono state afrontate compatibilmente con i tempi e le modalità previste dalle norme sulla pesca, ed in particolare:
CLONK dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 18:00;
PESCA A BOA dalle 19:00 alle 22:00 e dalle 06:00 alle 09:00.
Le esche utilizzate in entrambe le tecniche sono state:
Lombrichi e totani per le esche naturali,
Cachitos per le esche artificiali.
Come da prescrizioni a subordine dell'autorizzazione era escluso l'uso di pesci come esca.
L'azione si è divisa tra le località denominate Buiane, Madonnuccia, Tizzano.

Risultati del monitoraggio.
L'azione di pesca mirava ad individuare esemplari di 3 classi d'età, al fine di stabilire la consistenza e lo stato di caratterizzazione di un eventuale colonia acclimatata .


I classe, fino alla lunghezza di 80 cm,
II classe, da 81 a 160 cm,
III classe da 161cm.
Gli stessi saranno oggetto di misurazione e raccolta dati su apposite schede morfometriche dedicate.

L'esito della pesca è stato negativo, non facendo registrare neanche una cattura in tre giorni.
I pescatori riferiscono tre episodi di piccole sagome (stimate tra i 20 e i 40 cm) due a 5 metri di profondità ed una a 15, segnalate dall'ecoscandaglio, che hanno risposto al clonk, si sono avvicinate alle esche, ma senza attaccarle: per le modalità di risposta e per la tipologia di movimento, gli

osservatori sul campo, ipotizzano che poteva trattarsi di piccoli esemplari di Siluro, ma non è possibile escludere che si trattasse di specie diverse.

Origine dell'attivazione del monitoraggio nel bacino del Montedoglio e analisi fenomenologica.
Con nota di richiesta pervenuta a Getapesca in data 13/08/2011, dalla Sezione Provinciale di Arezzo dell'Unione Nazionale Enalcaccia Pesca e Tiro, è stato chiesto di esprimere un parere tecnico-scientifico sulla reale condizione delle popolazioni di Siluro d’Europa nel bacino del Montedoglio, sulle interazioni con le biocenosi coinvolte e sulle reali problematiche derivanti dall’impatto di questa specie, sulle specie autoctone, valutando anche l’esperienza di altri paesi Europei.
Detto parere doveva necessariamente passare attraverso un attività preliminare di monitoraggio sul campo, tesa a conoscere la reale presenza di una colonia acclimatata.
Sappiamo bene che la “questione Siluro” nel territorio Italiano è una tra le più controverse per tutta la comunità scientifica e non passa giorno che non siano indicate contraddizioni ed omissioni tra le leggi e i regolamenti che dovrebbero, non diciamo risolvere, ma almeno gestire questa condizione nella maniera più idonea possibile, questa spaccatura all’interno della comunità è dovuta proprio alle scarse conoscenze che si hanno ancora su questo pesce, che ha permesso di legiferare a proposito senza delle solide basi alle spalle, provocando spesso più problemi di quelli che si intendeva risolvere.
La colonizzazione di nuove specie in una regione del mondo è un fenomeno naturale, che può essere fortemente amplificato dall’opera dell’uomo. Nel campo dell’ittiologia, la scoperta della riproduzione artificiale della trota da parte di Remy e Gehin nel 1843, è stata l’origine di numerosi tentativi d’acclimatazione di nuove specie di pesci. L’introduzione di questi pesci non è avvenuta senza critiche e conseguenze per l’ambiente implicato: il pesce gatto (Ictalurus melas) è tra le introduzioni considerate come dannose, l’introduzione del Black-bass (Micropterus salmoides) in
Portogallo ha provocato la sparizione dell’ittiofauna endemica di piccola taglia dal sud del paese. Il Siluro (Silurus glanis) è oggi un soggetto sul quale molte cose sono state dette, ma sempre non basandosi su delle prove scientifiche, quindi è necessario fare il punto sul suo vero ruolo e sulla sua posizione nell’ecosistema delle acque Italiane dove è stato introdotto.
Breve descrizione della specie

Ambienti e comportamenti
Il Silurus glanis è una specie bentonica tipicamente legata ad acque ferme o a lento corso, ma può vivere bene anche in fiumi a corrente relativamente veloce, il Siluro ha grande capacità di adattamento, vivendo sia in acque fredde, ossigenate e profonde, sia in acquitrini melmosi a basso tenore d’ossigeno, possiede una notevole soglia di sopportazione a determinate forme di inquinamento idrico ed al degrado dell’habitat, in poche parole: riesce a sopravvivere dove altri non riescono.
Anche questo è uno dei motivi che ha portato gli studiosi a pensare che in diversi specchi d’acqua ha occupato nicchie ecologie lasciate ormai vuote da altri predatori che purtroppo hanno sopperito alle resistenze ambientali venutesi a creare (es: inquinamento delle acque). Il Siluro e’ un predatore opportunista, che con l’accrescersi diventa quasi totalmente ittiofago, (dal terzo anno di vita il 98% delle prede sono pesci) quando è allo stato giovanile tende ad essere gregario mentre nella fase adulta diventa solitario, in media i Siluri più piccoli hanno un fabbisogno energetico molto elevato e possono arrivare ad ingerire fino al 10% del loro peso, mentre invece, questo valore scende per gli adulti al 2-3%. Questo significa che un Siluro di 10 kg può arrivare a ingerire fino a 1 kg di pesce, mentre un Siluro di

70 kg è già sazio con appena 2 kg. Il coefficiente di trasformazione alimentare calcolato per il Siluro in età matura (3+) studiato nel delta del fiume Volga è secondo Popova, 1978, pari a 6,2%, ciò significa che per ogni kg di pesce ingerito si verificherebbe per il Siluro un accrescimento ponderale pari a 62 g. Nelle zone più fredde dell’Europa il Siluro non riesce a raggiungere dimensioni ragguardevoli a causa di un blocco dell’alimentazione che avviene in genere al di sotto dei 10-12°C per cui il periodo di alimentazione è ridotto, mentre nei paesi a clima più temperato come l’Italia riesce a raggiungere notevoli dimensioni perché il periodo di alimentazione è prolungato nel tempo, arrestandosi solo in inverno
con temperature estremamente rigide. Dall’analisi dei contenuti stomacali si è potuto osservare che la fonte di cibo abituale corrisponda alla biomassa ittica di “pesce foraggio” che risulta più abbondante nel medesimo bacino. Ricordiamo però che le prede vanno guadagnate, e non sempre le cacciate vanno a buon fine, il che potrebbe comportare un inutile dispendio di energie, mentre catturare prede malate o in difficoltà può risultare più vantaggioso sia per il Siluro che per l’ambiente in quanto si va ad eliminare un probabile portatore di parassiti o malattie in genere, questa è una delle funzioni più importanti che i predatori svolgono in natura per l’equilibrio dell’ecosistema. La fase di digestione, trattandosi di animali a sangue freddo è condizionata dalla temperatura dell’acqua, più la temperatura è alta più velocemente il cibo sarà digerito, questo vuol dire che in estate il Siluro avrà bisogno di un pasto al giorno che digerirà nell’arco delle 24 ore mentre in inverno per digerire lo stesso pasto occorreranno 3 o 4 giorni.

Gestione.
Per il momento la gestione degli ambienti acquatici delle acque pubbliche Italiane non tiene conto del Siluro, questo perché il Siluro è classificato come specie alloctona nelle acque italiane. Per quanto riguarda la gestione del Siluro, due grandi tipi di filoni si stanno susseguendo e combattendo: quelli che vogliono proteggere questo pesce, e quelli che vogliono l’eradicazione totale della specie, come spesso accade, a nostro parere il giusto sta nel mezzo, ovvero sarà giusto limitare la sua espansione dove non c’è, è utilizzare la “risorsa” dove c’è, in maniera controllata e disciplinata, visto e considerato all’unanimità della componente scientifica che allo stato attuale,
l'eliminazione totale è ormai impossibile. Il Siluro come molti altri pesci, subisce una forte pressione piscatoria, nell’Europa dell’Est in alcune regioni è addirittura in regressione, e in alcuni di questi paesi molte misure vengono prese per la sua protezione. In Italia l’atteggiamento riscontato è nettamente opposto alle altre realtà Europee, le misure vigenti, rivolte
a limitare l’espansione di questo pesce nelle nostre acque, non sono assolutamente basate su delle realtà scientifiche confermate, e le misure adottate sino ad ora allo scopo si sono dimostrate inefficaci ed hanno comportato come unico risultato, un ingente sperpero di denaro pubblico. Il mantenimento delle popolazioni di Siluro a livelli limitati è possibile, solo nei piccoli corsi d’acqua, negli stagni, nei canali e nelle bonifiche, grazie alla possibilità di svasarli completamente, anche se tale procedimento comporta non poche problematiche, mentre la possibilità di eradicazione completa di questa specie in Italia e per quanto in nostra conoscenza allo stato attuale, è praticamente impossibile per i grandi corsi d’acqua (Esempio Fiume Po) o grandi bacini lacustri (Esempio Lago di Varese), dove le strategie e gli attrezzi utilizzati per la cattura non garantiscono il risultato inoltre questi sistemi (pesca elettrica o elettrostorditore, reti tramaglio) non sono attrezzature selettive, oltre ad avere un ridotto raggio di azione. La non selettività di tali attrezzature provoca la cattura anche di altre specie di pesci, magari posti a tutela, e i limiti della pesca elettrica, come campo di azione non garantiscono la cattura della totalità degli esemplari di una certa specie, in questo caso specifico di Silurus glanis , inoltre l’aumento del dosaggio delle cariche utilizzate a tal fine per abbattere esemplari di mole notevole, comportano inevitabilmente lo stordimento e a volte la morte di tutta la componente biologica che entra in quel determinato raggio, quindi non solo pesci Siluro, provocando spesso più danni di quelli che si volevano contenere. Bisogna ricordare che affinché l’operazione volta all’eradicazione di una specie sia efficace nel tempo, è necessario che venga eliminata la totalità della specie target, perché saranno sufficienti 2 soli esemplari di sesso opposto, perché sia possibile una nuova colonizzazione del medesimo specchio d’acqua, ricordiamo che i pesci producono migliaia di uova per kg di peso corporeo della femmina, un esemplare di Siluro femmina maturo per la riproduzione, produce dalle 7.000 a 42.000 circa uova per kg di peso, anche se delle uova fecondate solo una piccola percentuale arriverà alla fase adulta.
Questo processo facilita da una parte la colonizzazione nel breve tempo di nuovi areali, e allo stesso tempo dona la possibilità alle specie che soccombono, di rigenerarsi e aumentare la colonia, se la natura non avesse previsto questo tipo di riproduzione, con tutto ciò di cui le acque e i pesci sono vittime quotidianamente è presumibile che allo stato attuale non ci sarebbero più pesci.

Esempio della condizione passata e attuale sulla popolazione di pesce Siluro nell'area di maggior espansione: bacino idrografico del Po.
L’accrescimento della popolazione di Siluri così come per altre specie ittiche può seguire una curva a forma di “J” o “S” (sigmoide). Nella curva a forma di “J“, la densità delle popolazioni di Siluro inizialmente aumenta rapidamente in maniera esponenziale grazie alle condizioni ottimali ambientali che ne favoriscono l’accrescimento, per poi arrestarsi di colpo quando interviene una resistenza ambientale o altro fattore limitante, (scarsità di prede, inquinamento, etc.). Ad esempio si esauriscono le risorse di cibo o diminuisce lo spazio a disposizione; nella curva a forma di “S“, la popolazione di Siluro aumenta lentamente nella fase iniziale a causa di condizioni non proprio
favorevoli all’accrescimento, successivamente cresce più rapidamente ma poi torna subito ad aumentare in maniera limitata a causa dell’aumento della resistenza ambientale; in questo caso dovuto alla crescente densità. L’applicazione di questa teoria spiegherebbe il fatto che in passato si catturavano molti più Siluri nel fiume Po che oggi, e che le specie, dallo stesso Siluro predate, stiano riequilibrando la biomassa persa, ovvero si sta arrivando pia piano a quella situazione di equilibrio tipica delle regioni di origine.



(omissis)

Alcuni punti sulle strategia di azione e opportunità per il futuro.
1. Evitare la colonizzazione di nuovi areali,
2. Vietare il prelievo di pesce vivo, per evitare quanto previsto al punto 1, a qualsiasi titolo, escluso fini scientifici.
3. Investire in studi e ricerche che aumentino la conoscenza della specie nel territorio Italiano, secondo protocolli ben precisi, da affidare a più istituti di ricerca per evitare conflitti di interesse.
4. Valorizzazione dal punto di vista turistico nelle aree dove già è presente.
5. Regolamentazione del pescaturismo e contrasto pesca turismo abusivi.
6. Intensificazione dei controlli ad opera delle forze dell’ordine competenti per territorio, corpo forestale dello stato e polizia provinciale e fluviale in primis, su fenomeni di bracconaggio, controllo della catena del freddo, e autorizzazioni sanitarie per il commercio di materiale ittico proveniente da pesca professionale e non.
  1. Per contrastare quanto previsto al punto precedente valutare la possibilità di implementazione di impianti di acquacoltura dedicati alla produzione, logicamente di pesce Siluro trasformato, mai vivo, da destinare al mercato, attraverso la certificazione di qualità alimentare HACCP.

Conclusioni.
Il fatto che il Siluro non sia un pesce proveniente da ambienti molto differenti di quelli che ha incontrato nell’Europa dell’Ovest e in Italia, fa presupporre che anche i queste regioni possa arrivare ad una situazione di equilibrio con le altre specie così come avviene nei paesi di origine. Un altro fattore importante nella riuscita della sua colonizzazione è probabilmente che egli spesso và ad occupare una nicchia ecologica vuota, ossia non occupata da altri predatori.
Comunque in attesa di ulteriori studi e sviluppi sarà necessario per quanto possibile evitare la colonizzazione di nuovi areali, anche attraverso una normativa più moderna che vieti il prelievo di questo pesce dalle acque pubbliche, questo potrebbe avere un duplice risultato: evitare la colonizzazione di nuove aree, e ridurre il rischio sanitario dovuto al consumo delle carni di questo pesce. Anche se il Siluro è suscettibile di giocare un ruolo benefico nella strutturazione delle attività pescicole, conviene rimanere prudenti e continuare a sorvegliare le sue popolazioni. Infatti, la situazione attuale non pone a nostro avviso dei problemi così gravi, ma non è fissa e gli equilibri possono essere rotti in ogni momento; in più possediamo troppi pochi dati su questa specie, per questo conviene seguire costantemente la dinamica delle sue popolazioni. A livello economico, una politica gestionale differente, potrebbe convogliare il fenomeno verso un qualcosa di positivo, soprattutto allo stato attuale in cui è maggiore la crisi economica e assistiamo quotidianamente alla perdita di numerosi posti di lavoro, i ritorni finanziari sono certi, infatti, questo pesce se ben gestito può rappresentare una risorsa economica innegabile, con tutto il turismo e l’indotto che può generare. Il Siluro non è attualmente preso in considerazione nel piano di gestione dell’ittiofauna delle acque Italiane, questo può essere la causa del diminuire continuo delle osservazioni eseguite in alcune settori dove sembrerebbe ben insidiato ad esempio nel Po e i suoi affluenti.. Questa analisi riflette l’evoluzione e le contrarietà che le biocenosi acquatiche subiscono ai giorni nostri, questa evoluzione è in gran parte dovuta all’azione dell’uomo, con il degrado dell’ambiente e i suoi interventi di introduzione di nuove specie. La posta in gioco non è più solamente basata sulla produzione di nutrimento, ma ugualmente sul ruolo importante che possono giocare gli ambienti acquatici a livello turistico ed economico, nell’ottica dello sviluppo sostenibile e sempre nel dovuto rispetto della tutela ambientale. Sarà compito nostro e di tutta la comunità scientifica in stretta collaborazione con le amministrazioni deputate alla gestione delle acque e fauna acquatica trovare la strada giusta da percorrere insieme per il futuro, lasciando da parte gli interessi personali, e lavorando insieme, per cercare di frenare quanto è più possibile questa corsa all’autodistruzione.
Noi come tutta la componente scientifica abbiamo l’obbligo di lavorare per ottenere risultati e divulgarli per aumentare la conoscenza al fine di intervenire e migliorare la situazione, senza aver paura di dire ciò che abbiamo scoperto, dimostrato o di cui siamo convinti. Dobbiamo ricordare che i ritmi della natura, dalla creazione della terra non hanno seguito i nostri ritmi frenetici di sviluppo e ad ogni costo, rimanendo molto lenti, prima di svolgere qualsiasi azione ed in virtù di questo, dobbiamo tenere sempre bene a mente che per far crescere un albero occorrono centinaia di anni, per tagliarlo pochi secondi. Per creare la vita ci vuole molto tempo, per distruggerla basta un attimo.
Valutato che il monitoraggio effettuato sul bacino artificiale di Montedoglio, nelle modalità e peculiarità descritte, non ha evidenziato la presenza di una colonia di Silurus glanis, stanziale, acclimatata e in crescita, ne tanto meno le testimonianze raccolte, sono sufficienti a far presagire il contrario.
Pertanto si propone di ripetere l'operazione, sempre con i sistemi non invasivi per il biotipo, precedentemente descritti, in periodi dell'anno differenti ed in particolare, nelle fascie temporali in cui la temperatura e più favorevole all'attivazione di questo predatore (giugno/settembre).

Relazione a cura di
Milillo Gianluca
Responsabile Tecnico
Progetto Nazionale Getapesca
Responsabile Nazionale
Settore Pesca Sportiva
in Alleanza Sportiva Italiana.


Pescara 18 settembre 2011

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